TGV Suisse : la nuova frontiera della mobilità
Nicola Pini, Presidente GLRT e membro del comitato direttivo dei GLRS
(Pubblicato in Opinione Liberale, 8 ottobre 2010)
Non sono rari i rimproveri di scarsa fantasia e di poca lungimiranza rivolti ai politici e in particolare ai movimenti giovanili, ritenuti meno propositivi, meno idealisti e per certi versi meno sognatori e visionari di quanto lo erano una volta. Forse. Peccato però che, durante l’assemblea dei delegati del Partito liberale radicale svoltasi a Lugano sabato 26 giugno, i Giovani liberali radicali svizzeri siano riusciti nell’intento di far adottare, nell’ambito di un documento startegico sulla politica energetica e ambientale, un concetto – quello del « TGV Suisse » – che più ambizioso non si può. In breve, si intende chiedere al Consiglio federale di elaborare un progetto di costruzione di linee ferroviarie ad alta velocità in Svizzera, garantendo non solo i collegamenti sugli assi Ginevra-San Gallo e Basilea-Chiasso – la croce federale della mobilità – ma allacciandosi alla rete europea ad alta velocità: un progetto talmente a lungo termine da dover essere spalmato sui prossimi 40 anni e finalizzato in un ipotetico Ferrovia 2050. Lugano – Milano : 30 minuti ; Lugano – Zurigo : 1 ora ; Lugano – Losanna : 1 ora e 55. Un sogno per la metà degli svizzeri (vale a dire i possessori di un abbonamento metà prezzo), per molti lavoratori, per ogni giovane studente universitario, per qualche innamorato. Un sogno, certo, ma concreto, in quanto fondato su uno studio effettuato nientemeno che dal Politecnico federale di Losanna (cfr. Daniel Mange, Plan Rail 2050, Le savoir suisse, PPUR, Lausanne, 2010).
Siamo ad una svolta nella politica della mobilità, perché per la maggior parte dei trasporti pubblici la velocità di percorrenza non è più concorrenziale, mentre alcune tratte sono decisamente sovraccaricate e lo saranno sempre di più se si pensa che nei prossimi 15 anni è previsto un raddoppio dei passeggeri: anche qui, le pacche sulle spalle non bastano, bisogna agire anticipando i tempi. Tale progetto comporterebbe non solo un miglioramento della qualità dei trasporti, ma sarebbe anche utile per la piazza economica svizzera – arricchita da rapide connessioni che facilitano i legami interni e incentivano l’entrata di clienti esterni – e rappresenterebbe un rafforzamento della coesione nazionale : chissà che, raccorciando la distanza temporale tra Bellinzona e Berna, non diminuisca anche quella politica.
Resta aperta, evidentemente, la questione del finanziamento, in quanto i costi sono stimabili, molto approssivamente, tra i 75 e gli 85 miliardi di franchi, quasi due miliardi all’anno per i prossimi quarant’anni. E per questo che, evidentemete, serviranno più fonti : oltre alla formula del PPP (Partenariato pubblico e privato), si potrebbe ricorrere anche metodi di finanziamento tradizionali, quali l’imposta sugli oli minerali o il budget ordinario della Confederazione. Ma ai soldi, ci pensino i grandi : i piccoli sperano, a volte sognano.