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Ripensare la mobilità

Qualche giorno fa ho avuto il privilegio di partecipare a Berna alla prima conferenza nazionale sulla mobilità, dove oltre 300 esperti in rappresentanza di mondo economico, scientifico, associativo e politico hanno riflettuto sul futuro del settore; l’ho fatto in particolare portando la voce del Ticino nella tavola rotonda politica che ha seguito l’intensa giornata di approfondimenti. Chiaro a tutti, e tutti concordi, che la mobilità del futuro sarà multimodale, automatizzata, condivisa ed ecologica; come anche il fatto che l’ormai vecchia opposizione tra trasporto pubblico e individuale – o tra gomma e ferrovia – è superata dall’arrivo non solo della mobilità lenta (bici, monopattini) ma anche di quella che potremmo chiamare la “mobilità condivisa”(car sharing, bike sharing, piattaforme di condivisione) che spinge sempre più persone verso quella multimobilitàlodata in apertura del convegno dalla Consigliera Federale Simonetta Sommaruga. Da parte mia – oltre che presentare le specificità e le politiche del nostro Cantone, che tutti ben conosciamo – ho cercato di stimolare i presenti sul fatto che la parola centrale per la mobilità del futuro sarà quella di “coordinamento”: coordinamento tra mezzi di trasporto (ad esempio coniugando il carattere flessibile dell’automobile nelle regioni periferiche con l’efficienza del trasporto pubblico negli agglomerati); coordinamento tra infrastrutture sempre più efficienti che consentano fluidità e intermodalità; coordinamento tra livelli istituzionali (anche perché durante la giornata sono stati ribaditi più volte sia la necessità di ricercare soluzioni diverse, specifiche e su misura, sia l’importanza che devono giocare comuni, città e agglomerati nella definizione delle stesse); e infine coordinamento tra politiche pubbliche. La sfida della crescente domanda di mobilità, sommata a un aumento della popolazione, è infatti affrontabile solo con un approccio integrato che coinvolga anche le politiche legate allo sviluppo territoriale (densificazione e rilancio delle zone periferiche), all’urbanizzazione (con una ridefinizione dello spazio pubblico), al lavoro (flessibilità, lavoro da casa, spazi di co-working decentralizzati), alla formazione (ubicazione scuole, mense e differenziazione orari scolastici), alla ricerca e all’innovazione (efficienza energetica, mobilità elettrica, automazione, nuove misure digitali di gestione del traffico). Un approccio olistico, insomma. E questo con la consapevolezza che una totale libertà di movimento – senza regole né incentivi né limiti – possa non solo compromettere di fatto la reale libertà di muoversi (“rien ne bouge quand tout bouge”), ma anche avere delle pesanti conseguenze sull’ambiente di domani (si parla del 32% delle emissioni di CO2), e perciò delle misure di regolamentazione e pilotaggio – se proprio anche di limitazione della libertà personale – possano qui essere considerate anche in un’ottica liberale radicale. Insomma, se in passato la Svizzera ha saputo innovare, ora si trova nella possibilità di mantenere questa tradizione, lavorando non su una nuova cultura (al singolare) della mobilità sostenibile, ma piuttosto su nuove culture (al plurale) della mobilità sostenibile che permettano ad ognuno di trovare la propria via, con l’intento di trasformare lo spostamento da una perdita di tempo a un guadagno di tempo, per sé e per gli altri.

* Pubblicato sulla Regione di oggi.

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Il Malcantone merita di più

Ho letto con interesse l’articolo del collega Tiziano Galeazzi sull’ultimo numero di “Il Malcantone”, di cui riprendo il titolo, che condivido. Concordo anche sul fatto che la priorità politica per il Malcantone sia quella di togliersi le catene del traffico, trovandosi ora – e il Gran Consiglio lo ha recentemente ribadito – in una situazione di “soffocamento”(questo il termine utilizzato dal legislativo). La strada principale che da Ponte Tresa attraversa i comuni di Caslano e Magliaso fino ad Agno rappresenta infatti uno tra gli assi cantonali più sollecitati: oggi al Vallone d’Agno in un giorno feriale circolano in media 27’000 veicoli e tra le rotonde di Magliaso e della Magliasina se ne contano addirittura fino a circa 34’000; a ciò – ma non devo certo spiegarlo qui – si aggiungono i problemi di sicurezza riconducibili anche alla presenza del tracciato della Ferrovia Lugano-Ponte Tresa. Soluzioni miracolose, rapide e facilmente realizzabili non esistono: occorre ammetterlo anche a ridosso delle elezioni. Quel che si può fare, invece, è cercare di agire su più livelli senza perdersi in sterili polemiche – che in passato tanti progetti hanno affossato, portando al caos di oggi – e soprattutto senza paura di rompere qualche tabù. Al di là di interventi puntuali, vanno realizzate al più presto la Circonvallazione (forza!) e la rete Tram-Treno (dai!): per quest’ultima – come rilevato dal rapporto del Gran Consiglio da me redatto insieme al collega Caverzasio – bisognerà fare in modo che da un lato non intralci ulteriormente la mobilità privata e dall’altro che sia la più utilizzabile possibile. Sarà importante che per la sua entrata in funzione siano realizzati ampi parcheggi ai terminali, a Manno ma soprattutto a Ponte Tresa, con l’intento di trasferire più traffico transfrontaliero possibile da gomma a rotaia. Se necessario anche – e qui il Gran Consiglio ha rotto un tabù – finanziando con soldi nostri infrastrutture in Italia, se queste tolgono frontalieri dalla strada. Anche l’idea di riservare corsie preferenziali in dogana per chi condivide l’auto andrebbe poi approfondita, così come richiesto da un atto parlamentare; e bisogna continuare a lavorare sulla mobilità aziendale (per la quale abbiamo stanziato un fondo di 2 milioni).Sarà infine altrettanto necessario realizzare le due gallerie tra Agno e Ponte Tresa già inserite quale dato acquisito del Piano direttore cantonale: difficilmente si vedranno prima del 2030, ma dobbiamo portarci avanti e già iniziare a progettarle, così come fatto con il collegamento A2-A13 del Locarnese. Ciò che la politica decide oggi si vedrà solo dopo(dopo)domani: ma non per questo non è urgente agire.

Quanto al manco di progettualità evocato da Galeazzi, mi chiedo se non sia il caso che Comuni, Ente regionale per lo sviluppo, Organizzazione turistica regionale e Cantone lancino – sul modello di quanto si sta ad esempio facendo per le Valli del Locarnese – un piano di sviluppo regionale, tecnicamente denominato Masterplan. È vero, difficilmente questa ricerca di una visione di sviluppo condivisa e una serie di progetti coerenti e legati tra di loro potrà rientrare ufficialmente sotto il cappello della politica economica regionale, non essendo il Malcantone una regione “a basso potenziale di sviluppo”, ma non per questo il metodo non può essere seguito, o lo strumento non può rivelarsi un timone per navigare il mare in tempesta. Con l’obiettivo, che sia chiaro dall’inizio, non di produrre carta e documenti (ce ne sono già troppi), ma progetti sul territorio inseriti in una strategia globale. Mobilità, turismo, cultura, natura, qualità di vita sono infatti elementi che possono essere maggiormente valorizzati con una visione di insieme: ne sto facendo l’esperienza in Valle Onsernone. Il tutto anticipando un fenomeno, quello della digitalizzazione, che porta con sé grandi cambiamenti (e qualche paura), ma anche opportunità: lavoro da casa, nuove professioni, nuove modalità di erogare e beneficiare di servizi, nuove offerte. Un mondo insomma, da sfruttare e non da subire. Proprio perché sì, il Malcantone merita di più. Di più di parole e critiche poco costruttive.

* Opinione pubblicata sul periodico “Il Malcantone”, febbraio 2019

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Orari differenziati Losanna

Differenziamo gli orari di inizio delle scuole superiori e di SUPSI per agevolare la moblità pubblica e privata

Ecco il testo della mozione inoltrata oggi con il collega Fabio Käppeli:

“In treno, in bus o in auto poco importa, spostarsi al lavoro o a scuola in alcuni orari – specie al mattino tra le 7.00 e le 8.00 – risulta essere problematico: auto in colonna, lavoratori in piedi sul treno e perfino studenti che non riescono a salire sul bus. Oltre a sostenere e incentivare la flessibilità del lavoro da parte di datori di lavoro pubblici e privati, occorre anche puntare su un’ottimizzazione della mobilità scolastica, in particolare attraverso un adeguamento e soprattutto una differenziazione degli orari scolastici con l’intento di alleggerireil carico di utenti nelle ore di punta, permettendo così di poter usufruire più comodamente dei mezzi pubblici, come anche di diluire il traffico privato.

Tale opzione – per quanto riguarda in particolare le scuole dell’obbligo – era già stata suggerita tramite un’interrogazione, ma non era stata accolta dal Consiglio di Stato in quanto a suo dire non realizzabile, perché anticipare l’inizio delle scuole non sarebbe pensabile visto che già oggi molti ragazzi partono da casa alle 7.00/7.30, mentre posticipare la fine non farebbe altro che spostare il problema a un’altra fascia oraria problematica, quella tra le 17.30 e le 18.00. Infine, una tale opzione dovrebbe poter contare sia su una ristorazione scolastica generalizzata, di cui oggi il Cantone non dispone, sia su una riduzione delladurata della pausa sul mezzogiorno a 60-80 minuti (dagli attuali 120-140 o più minuti); riduzione che potrebbe a sua volta cozzare con le abitudini di famiglie, docenti, direzioni scolastiche e associazioni. In altre parole, sarà eventualmente musica del futuro.

La proposta potrebbe però essere indirizzata alle scuole superiori, dove forse le rigidità paventate precedentemente sono meno presenti. Con la presente mozione proponiamo quindi al Consiglio di Stato – in collaborazione con gli attori interessati, in particolare scuole, SUPSI, imprese di trasporto e Commissioni regionali dei trasporti – di stimolare, approfondire e se possibile sperimentare uno o più progetti in tal senso, concentrandosi ad esempio sul comparto Liceo, Scuola cantonale di commercio, Arti e Mestieri a Bellinzona e soprattutto sui nuovi campus SUPSI previsti nelle immediate vicinanze delle stazioni FFS di Mendrisio e Lugano (campus che muoveranno diverse migliaia di studenti).

Un approccio, questo, già avviato in svizzera tedesca. Nel 2016, ad esempio, la Scuola universitaria professionale di Lucerna e le FFS hanno comunicato lo spostamento degli orari in base ai bisogni dei pendolari: gli studenti potranno così viaggiare su convogli meno carichi e contemporaneamente è stato diminuito il traffico di viaggiatori negli orari considerati da bollino rosso. Nel 2017, in vista dell’apertura di un nuovo campus, anche la Fachhochschule Nordwestschweiz e le FFS hanno avviato una collaborazione sempre in questo senso, chi impegnandosi a fermare dei treni a lunga percorrenza in prossimità della scuola, chi impegnandosi a posticipare l’orario di inizio di almeno un’ora per un terzo degli studenti (giocando sulle ore buca).

Sulla base di quanto precede, i sottoscritti deputati chiedono al Consiglio di Stato – in collaborazione con tutti gli attori interessati – di approfondire e realizzare dei progetti per differenziare, dove possibile e utile, gli orari scolastici con l’intento di alleggerire il carico di utenti nelle ore di punta, migliorando attrattiva e funzionalità del trasporto pubblico”.

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#proviamosenzauto

Ho scelto di sperimentare un mese senz’auto per capire se ne vale la pena per il lavoro, la famiglia, la qualità di vita, ma anche cosa funziona e cosa magari si può migliorare nel sistema. Far politica per me significa anche camminare qualche metro con le scarpe degli altri per cercare nuovi sguardi, nuove risposte, nuove idee, senza paura di rimettersi in discussione e di mettere alla prova le proprie convinzioni. L’ho fatto all’inizio dell’anno con una supplenza in una scuola media, ci ho riprovato su un altro tema importante, quello della mobilità, del quale mi occupo molto politicamente e professionalmente. Un’esperienza utile che mi ha molto arricchito, fornendomi nuove piste di lavoro che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi approfondirò: proprio per questo il documento di bilancio è da intendersi in continua evoluzione (anche perché non ho smesso di utilizzare, quando posso, il trasporto pubblico). Naturalmente nuovi input sono i benvenuti!

Bilancio #proviamosenzauto (pdf)

Articoli e trasmissioni:

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Bellinzona: riunione commissione della gestione

Collegamento A2-A13 in galleria e utilizzo del materiale di scavo: quali opportunità per il Locarnese?

Da tempo si discute del collegamento veloce A2-A13 per il Locarnese, una necessità e un’urgenza per tutta la regione. È attualmente in corso di elaborazione e consultazione il progetto definitivo – finanziato dal Cantone – del nuovo collegamento in galleria da sottoporre alla Confederazione nella speranza che l’infrastruttura possa poi essere finanziata nell’ambito del FOSTRA, il Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato(il costo complessivo dell’opera è stimata a CHF 1’456’000’000).

Tale progetto – denominato “Bozza verde” – presenta una lunghezza complessiva di circa 11 chilometri, 8 dei quali in galleria (all’altezza di Quartino il tracciato si innesta in galleria per circa 7 km fino a raggiungere, aggirando gli agglomerati di Contone e Cadenazzo, il semisvincolo di S. Antonino; dopo un breve tratto a cielo aperto, il tracciato si innesta nuovamente in sotterraneo per circa 1 km, grazie alla realizzazione di una galleria artificiale al di sotto dell’attuale strada cantonale, fino a raggiungere lo svincolo di Bellinzona Sud, garantendo quindi il collegamento con l’A2). La realizzazione dell’opera in sotterranea genererà evidentemente del materiale del scavo che andrà smaltito, meglio ancora riutilizzato per generare nuove opportunità paesaggistiche e territoriali, come avvenuto – grazie alla lungimiranza di Comune, Cantone e Confederazione – con la prospettata riqualifica del fondovalle di Airolo nell’ambito dei lavori di risanamento della galleria autostradale del San Gottardo (con un contributo cantonale a fondo perso di CHF 50’000’000).

Vale dunque la pena chinarsi per tempo e seriamente sulle opportunità che l’auspicata e attesa realizzazione del tracciato in galleria genererà. Ad esempio, si potrebbe approfondire la possibilità di sistemare il lungolago di Locarno-Muralto, con l’allargamento della passeggiata e dei giardini che da Locarno si snodano lungo il Verbano fino a Mappo; tratta già bellissima ma parecchio congestionata e caratterizzata da una difficile convivenza fra pedoni e ciclisti (passeggiata di Rivapiana che peraltro era già stata allargata, e la stradina rialzata, tramite degli inerti agli inizi degli anni Settanta). Si potrebbe eventualmente anche valutare la possibilità di allargare la zona del debarcadero a Locarno con l’intento migliorare la situazione viaria di quel tratto. Altre ipotesi non sono evidentemente da escludere, ma vanno ugualmente identificate, approfondite e valutate tecnicamente e politicamente.

Date queste premesse i sottoscritti deputati – convinti dell’importanza sia di immaginare per tempo varie alternative sia di sfruttare positivamente le opportunità che potrebbero crearsi – formulano al lodevole Consiglio di Stato le seguenti domande.

  • Vi sono già delle riflessioni in merito all’utilizzo del materiale di scavo derivante dall’auspicata realizzazione della galleria?
  • Se sì, quali sono?
  • Se no, non ritiene il Consiglio di Stato importante valutare per tempo le opportunità che potrebbero crearsi per l’utilizzo del materiale di scavo, così come fatto con lungimiranza per la riqualifica del fondovalle di Airolo?
  • Come valuta il Consiglio di Stato l’idea di utilizzare il materiale ad esempio per allargare il lungolago da Locarno fino a Mappo?
  • A mente del Consiglio di Stato vi sono altre idee da approfondire – tecnicamente e politicamente – per riutilizzare il materiale di scavo?

Nicola Pini – Bruno Buzzini – Claudio Franscella – Milena Garobbio

* Interrogazione parlamentare inoltrata oggi al Consiglio di Stato

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Foto R Paloc2

Potenziato il trasporto pubblico del Locarnese

Proprio qui, avete presente? Dal 2020 passeranno i bus della nuova linea diretta di trasporto pubblico Ascona – Locarno. Qui accanto ci sarà invece una nuova passerella ciclopedonale. Oggi infatti il Gran Consiglio ha approvato il mio rapporto commissionale e dato così il via libera a questo importante potenziamento del trasporto pubblico nel Locarnese all’apertura della Galleria del Ceneri di Alptransit.

Leggi il mio rapporto commissionale

Leggi l’articolo su La Regione: Mobilità, un cambio di marcia

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NP Lago

Navigazione Lago Maggiore: proposta per uscire dall’impasse

Con i colleghi Giorgio Fonio (PPD), Ivo Dürisch (PS), Fabio Badasci (Lega) e Michela Delcò-Petralli (Verdi) abbiamo invitato il Consiglio di Stato ad intervenire – coinvolgendo i Comuni della regione – per garantire nel tempo il servizio di navigazione anche all’interno del bacino svizzero del Lago Maggiore, con i relativi posti di lavoro a condizioni contrattuali adeguate. In sostanza, il Cantone potrebbe finanziare alcune tratte quale trasporto pubblico di linea su acqua (ora il finanziamento è limitato a gomma e rotaia) e contribuire finanziariamente – come detto insieme ai Comuni – alla creazione di un’offerta turistica sul Lago Maggiore, evidentemente nel rispetto degli accordi recentemente firmati tra Svizzera e Italia. Di seguito il testo integrale della mozione inoltrata oggi al Consiglio di Stato.


Per un sostegno concreto alla Navigazione sul bacino svizzero del Lago Maggiore e ai suoi lavoratori

Oggi, domenica 25 giugno, i lavoratori e le lavoratrici della NLM bacino svizzero hanno deciso di incrociare le braccia per difendere il proprio posto di lavoro. Come noto la direzione della NLM ha annunciato per la fine del 2017 il licenziamento collettivo di tutto il personale, ossia 34 dipendenti.

Il personale del bacino svizzero ha sempre garantito con la massima professionalità e in totale sicurezza, un servizio pubblico di qualità apprezzato da residenti, utenti, turisti e viaggiatori occasionali. Un servizio pubblico importante non solo per la regione del Locarnese, ma per tutto il Cantone, considerata la valenza turistica e l’indotto economico generato. Anche nella regione vi è forte preoccupazione per quanto sta succedendo all’interno della NLM e alla possibile cancellazione o riduzione del servizio di navigazione sul bacino svizzero.

Con il licenziamento collettivo si azzerano posti di lavoro di qualità e regolamentati da condizioni contrattuali dignitose; non dimentichiamoci che i dipendenti licenziati sono tutti residenti in Ticino con le proprie famiglie.

Fatte queste considerazioni si invita quindi il Consiglio di Stato a:

  1. Valutare eventualmente anche con l’appoggio dei Comuni un sostegno finanziario per garantire nel tempo il servizio di navigazione anche all’interno del bacino svizzero del Lago Maggiore e i citati posti di lavoro garantendo condizioni contrattuali adeguate. Occorre infatti scongiurare in ogni modo qualsiasi fenomeno di sostituzione della manodopera.
  2. Prendere contatto con l’Ufficio Federale dei Trasporti per trovare il più presto possibile delle soluzioni che garantiscano la sostenibilità del servizio sul bacino svizzero del Lago Maggiore.
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mobilità aziendale

Mobilità aziendale 2.0: dalle parole ai fatti

Fa piacere vedere che, passo dopo passo, si sta concretizzando la mobilità aziendale 2.0. Una politica che oggi, a differenza di ieri, può beneficiare – anche grazie a una mia mozione parlamentare – di un fondo di 2 milioni per finanziare non solo gli studi (che poi rimanevano nei cassetti), ma anche e soprattutto misure e progetti concreti da realizzare in favore di una mobilità più razionale. Una prima differenza, questa, che si somma a un altro importante cambiamento di paradigma rispetto alla vecchia mobilità aziendale: ora non si ragiona più unicamente in termini di singole aziende, che spesso non hanno i numeri, le condizioni, il tempo e le risorse per implementare delle strategie realmente attraenti ed efficaci, ma a comparti più ampi, attraverso la messa in rete di più imprese e dipendenti. Un approccio, questo, che sta fortunatamente prendendo il volo in Ticino, con la speranza di veder presto qualche risultato nella viabilità – e nella vivibilità – del nostro Cantone: risultati che peraltro il Consiglio di Stato dovrà rendicontare, all’indirizzo del Gran Consiglio, dopo 4 anni di implementazione del Fondo.

Così, dopo tante altre realtà cantonali – Mendrisio, Basso Vedeggio, Valle della Tresa, Pian Scairolo, Lugano Centro e Nord, Chiasso e Pian Faloppia – anche Locarno si è attivata in questo senso, sia per quanto riguarda la Città, sia per l’entrata del Piano di Magadino, in questo caso con il coinvolgimento dei Comuni di Tenero, Gordola e Lavertezzo: due zone diverse che hanno specificità diverse e che, dunque, necessitano di risposte e soluzioni diverse. Proprio per questo nella sua ultima seduta il Consiglio Comunale della Città di Locarno, nell’ambito dell’analisi di un credito relativo al progetto Città dell’Energia, ha approvato – a dire il vero non senza discussioni – il progetto di centrale di mobilità per aziende e amministrazioni. Un progetto che mira giustamente a identificare e realizzare delle proposte specifiche per persone e territorio, proponendo alternative concrete e personalizzate, rendendo non solo la sensibilizzazione più efficace, ma anche aprendo le porte agli incentivi finanziari per l’ottimizzazione della mobilità messi a disposizione dal Cantone. E va qui sottolineato come, finanziabili, non sono solo le già note misure quali navette aziendali, carpooling, biciclette e flotta aziendale, ma anche la predisposizione di infrastrutture informatiche per il telelavoro, l’organizzazione del lavoro da casa e la realizzazione di mense e asili aziendali: strumenti e accorgimenti che, oltre a garantire la libertà di movimento, permettono al contempo di migliorare la conciliabilità tra vita professionale e famigliare. Questo fa e deve fare l’ente pubblico: stimolare e sostenere dinamiche virtuose, collegando tra di loro più politiche settoriali. Avanti così!

* Pubblicato su La Regione di oggi

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Liberiamoci dal traffico

Fra tutte le libertà conquistate nel tempo, una sembra essere più di altre in pericolo nel nostro Cantone: la libertà di movimento. Dal Corriere del Ticino di oggi alcune proposte per ridurre il traffico nel nostro Cantone: serve una vera e propria strategia per migliorare la viabilità e la vivibilità del nostro territorio.

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Mobilità

Il Santo (Gottardo) vale la candela!

(editoriale Opinione liberale)

Giovedì prossimo, 13 marzo, il Consiglio agli Stati discuterà della proposta del Consiglio federale di realizzare, prima del periodo di risanamento dell’attuale canna, un secondo tubo autostradale al San Gottardo; canna che, finiti i lavori, potrà essere operativa solo in un senso di marcia.

Certo ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, nel febbraio del 2011, i Giovani liberali radicali hanno lanciato una petizione – 20’000 firme raccolte grazie al fondamentale sostegno del Comitato del Sì al completamento del San Gottardo – che chiedeva alle Autorità di attivarsi per tempo allo scopo di trovare soluzioni alternative alla prospettata chiusura per 900 giorni della galleria autostradale. E così è stato. Consiglio di Stato e Deputazione ticinese alle Camere si sono adoperati con Confederazione e altri Cantoni per identificare e proporre una soluzione che, come scrive il Consiglio federale stesso, tiene conto delle esigenze del Ticino. Una soluzione che sostegno, come la sostiene la maggioranza del Partito liberale radicale, anche se a onor del vero non mancano i contrari, come ad esempio l’Associazione liberale radicale per l’ambiente, alle cui posizioni peraltro – la maggior parte delle volte – mi sento molto vicino.

Con la soluzione proposta, durante il risanamento la situazione rimane quella attuale ed evita un pericoloso isolamento del nostro Cantone dal resto della Svizzera, mentre finiti i lavori di ripristino – grazie ai due tubi monodirezionali – aumenteranno la sicurezza della viabilità e la capacità di far fronte a eventuali avarie, ma non la capacità di traffico visto che, di fatto, il numero di corsie resterà uguale a quelle di adesso, nel pieno rispetto dell’articolo costituzionale sulla protezione delle Alpi. Per di più, i costi di realizzazione non sono molto superiori a quanto ammonterebbe una soluzione provvisoria come quella della strada viaggiante, che tra l’altro costituirebbe un gravoso onere non solo per le Tre Valli, ma anche per tutte le persone e aziende del Cantone. La soluzione è dunque appropriata anche dal profilo finanziario e funzionale. È pragmatica e per questo mi piace.

Ma lasciamo il piano tecnico per entrare in quello politico. C’è chi dice che si tratta di uno stratagemma per arrivare al raddoppio delle corsie, bypassando la volontà popolare e il già citato articolo sull’iniziativa delle Alpi, ma io non voglio crederci. Non solo perché tale decisione non potrebbe che passare da una votazione popolare (e personalmente, pur favorevole al completamento, sono contrario al raddoppio), ma anche perché con tutta probabilità l’Unione europea non ha né la forza né l’interesse di imporci una soluzione del genere.  A parte il fatto che il Commissario dell’UE per i trasporti lo ha già dichiarato all’indomani della proposta del Consiglio federale, la politica dei trasporti europea condivide l’obiettivo di una certa limitazione del traffico transalpino. Inoltre, vale la pena ricordarlo, al Gottardo non vi è tanto un problema di traffico merci, quanto piuttosto (e limitatamente al periodo primaverile ed estivo) di traffico privato di matrice turistica, settore peraltro molto importante per l’economia cantonale. Proseguiamo dunque, con coraggio e determinazione, proponendoci non da contestatori disordinati, ma uniti e con argomenti solidi, cercando di diventare leader nelle relazioni con Berna, a tutto vantaggio del nostro territorio.

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