Sulla Rivista del Locarnese di giugno pensieri e bilanci della Presidenza del Gran Consiglio e del primo anno in Municipio:
Leggi l’intervista su La Rivista del Locarnese
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La cosa che mi mancherà di più è quando, finita la seduta, la sala si svuota, la tensione cala e io firmavo le decisioni prese quel giorno. È stato un onore presiedere il Gran Consiglio! Grazie a tutte e tutti per il sostegno e per esserci sempre stati 🙏🏼 e soprattutto buon lavoro a Gina La Mantia 🍀 Viva la Repubblica e Cantone Ticino
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Presidente del Consiglio di Stato, Consiglieri di Stato,
Colleghe Vicepresidenti, Colleghe e Colleghi Deputati,
Autorità della Valle Blenio, Signore e Signori,
sembra ieri che ho ricevuto la campanella da Daniele Caverzasio ed è già tempo di passarla, simbolicamente, nelle mani di chi mi succederà nel ricoprire questa importante carica istituzionale. Un anno che è volato in tutta la sua intensità.
Non sono poi mancate le sorprese. Di certo, se qualcuno di voi, un anno fa, mi avesse detto che in quest’anno di Presidenza avrei dovuto aprire una seduta di Gran Consiglio condannando una guerra in Europa, qui vicino a noi, non gli avrei creduto. Eppure è successo, e ancora succede, purtroppo. Così, dopo anni di stabilità, che avevamo forse scambiato per normalità, ci stiamo nuovamente rendendo conto – dopo la sberla della pandemia – che pace, democrazia, coesione, libertà e benessere sono eccezioni, per di più preziose e fragili. D’altronde lo sapevamo già. Le Istituzioni e le democrazie possono logorarsi, se non crollare, se la politica non si preoccupa di rinnovare costantemente le loro fondamenta. Se non si rinnovano, se non si aprono, se non dialogano, se non coinvolgono si indeboliscono, e le società si sfaldano.
Proprio per questo, vi ricorderete, all’inizio della Presidenza mi ero ripromesso, e vi avevo promesso, di cercare di avvicinare i giovani alle Istitutioni, ma anche quest’ultime tra di loro (legislativo ed esecutivo, ma anche Cantone e Comuni).
In quest’anno di Presidenza – nelle interviste, nei discorsi ufficiali, nelle tavole rotonde, nelle conversazioni di tutti i giorni – ho inoltre cercato di veicolare un messaggio, che ritengo una priorità, se non una necessità di oggi. Quello del dialogo, dell’ascolto, del rispetto e dell’empatia. Del mettersi nei panni dell’altro,
Un motto che ha forse trovato la sua migliore e più emozionante concretizzazione in quest’aula al momento del voto per l’inserimento nella Costituzione cantonale dell’articolo sull’inclusione delle persone con disabilità e sul riconoscimento della lingua dei segni italiana, quando ho visto – sì, ho visto – applaudire sulle tribune e anche tra i banchi del Gran Consiglio, le braccia vibranti al cielo. “Ho la pelle d’oca” ha detto la responsabile della Federazione Svizzera dei sordi, e confesso, l’ho avuta anche io.
Mi avvio alla conclusione.
Entriamo dunque ufficialmente nell’ultimo anno di legislatura, un anno elettorale. Colleghe e Colleghi, Consiglieri di Stato, nei prossimi mesi non cadiamo nelle battaglie partitiche, non cediamo alla tentazione di acquisire visibilità e profilo, non subordiniamo il lavoro politico alla ricerca della medaglia al petto, o a vincere le prossime elezioni non sarà nessuno di noi, non sarà nessun partito, se non quello della lista senza intestazione oppure – ed è senza dubbio lo scenario peggiore – quello dell’astensione, dell’indifferenza. Le persone ci guardano e sta a noi, e a noi soltando, decidere se dare loro motivo o meno di credere nella politica, nelle Istituzioni, nella democrazia stessa. Una democrazia come detto sempre necessaria ma mai scontata, e della cui credibilità e affidabilità siamo tutti responsabili, nessuno escluso.
Buon lavoro e, per l’ultima volta, “Uno per tutti, tutti per uno”.
Foto Elizabeth Le Rosa, Cancelleria dello Stato
Negli scorsi giorni una delegazione del Gran Consiglio ticinese, composta dal Presidente Nicola Pini, dalla prima Vice Presidente Gina La Mantia e dai deputati Stefano Tonini (Lega) e Cristina Gardenghi (I Verdi), accompagnata dal Segretario generale Tiziano Veronelli, dal Consulente giuridico Roberto Di Bartolomeo e dall’usciere Sergio Thoma, si è recata in visita a Friborgo, dove è stata accolta dal Parlamento cantonale in occasione della seconda sessione autunnale.
La Presidente Sylvie Bonvin-Sansonnens nel salutare i colleghi ticinesi ha dapprima sottolineato gli ottimi rapporti che legano da sempre i due Cantoni e ha quindi rammentato l’importanza della comunità studentesca ticinese per Friborgo. Dal canto suo, il Presidente Nicola Pini ha ringraziato le Autorità presenti e il Cantone per il ruolo rilevante svolto nella formazione tecnica e accademica degli studenti provenienti dal Ticino e per l’indubbio arricchimento che ciò comporta per i nostri giovani e per la nostra realtà culturale, lavorativa ed economica.
La delegazione è in seguito stata accolta, nella storica sede universitaria di Miséricorde, dalla rettrice Astrid Épiney e dalla direttrice amministrativa, che hanno evidenziato come gli studenti ticinesi costituiscano una presenza essenziale per l’Università (all’incirca 1000 iscritti su un totale di 10500 unità) oltre che un notevole arricchimento dal profilo della multiculturalità, che da sempre caratterizza l’Ateneo romando. All’incontro con le Autorità accademiche ha fatto seguito una discussione con gli studenti, presso l’Aula Magna, che hanno potuto confrontarsi con la delegazione parlamentare e discutere del Ticino di oggi e di domani.
Ascolta il discorso al Gran Consiglio del Canton Friborgo
Leggi l’intervista sulla Regione in merito all’incontro con gli studenti ticinesi
Care e cari atleti ticinesi pronti a partire per le Olimpiadi di Tokyo,
Michael Jordan ha detto: “Certe persone vogliono che succeda, certe persone vorrebbero che succedesse, e altri invece lo fanno succedere”. Voi siete in questa terza categoria. Ovvero coloro che – con costanza, impegno e sacrifici personali – sfidano se stessi e il mondo per spingere ancora un po’ più in là l’idea di ciò che è possibile fare.
La vostra presenza in quanto atlete e atleti ticinesi alle Olimpiadi di Tokyo tra poche settimane è grande fonte di ispirazione per tutti coloro che guarderanno i Giochi, ma soprattutto per le bambine e i bambini che sapranno grazie a voi che è possibile arrivare fino a lì, che gli allenamenti presso la piccola società sportiva ticinese possono condurre a una brillante carriera fino alle Olimpiadi, e che con costanza un giorno al vostro posto potrebbero esserci loro. Regalarci questo sogno, insieme alla possibilità di osservare le vostre prestazioni e tenervi i pugni per una medaglia, è qualcosa di immenso e dal grande impatto, e di questo vi ringrazio profondamente.
A nome del Gran Consiglio e di tutta la popolazione ticinese, non solo vi porgo i nostri migliori auguri, ma tiferemo con orgoglio ed emozione per ognuno di voi consapevoli che uno di noi – e quindi anche un pezzetto di Ticino – sta competendo ai più alti livelli sportivi del mondo intero. E, dopo l’impegnativo periodo della pandemia, non ci poteva essere messaggio positivo più grande, quindi anche di questo vi ringrazio profondamente.
Buon viaggio e un grande in bocca al lupo.
Nicola Pini, Presidente del Gran Consiglio
Sono felice che il mio primo intervento da Presidente del Gran Consiglio sia a “La gioventù dibatte”, perché discussione e confronto sono alla base di ogni passo avanti.
Questo bel progetto insegna a mettersi nei panni degli altri, a chinarsi su temi attuali, ad articolare un pensiero e ad allenare ascolto e confronto con opinioni opposte alla nostra. E noi? Siamo ancora capaci di dibattere? La gioventù lo fa e ci guarda mentre si prepara al futuro. Non dimentichiamolo.
Care Prime Cittadine, cari Primi Cittadini,
mi felicito con voi per l’elezione alla Presidenza del legislativo del vostro Comune e vi auguro un buon lavoro.
Il compito che ci attende quali rappresentanti istituzionali del Cantone e dei vostri Comuni non sarà facile, soprattutto per le incertezze economiche e sociali legate alla pandemia. Tutti dovremo lavorare per il bene comune, con responsabilità, rigore etico, ascolto della cittadinanza e apertura verso ogni realtà e sensibilità del territorio. Sarà importante garantire un corretto confronto politico, nel rispetto, nella correttezza e nel solo e unico interesse generale, che permetta di affrontare, si spera, un buon rilancio e una buona ripartenza.
Per assicurare il corretto funzionamento del legislativo e favorire un sano e civile dibattito democratico, di cui i nostri consessi sono un luogo privilegiato, dovremo essere attenti alle procedure, ma anche promuovere in modo attivo e propositivo lo scambio di idee e opinioni, coinvolgendo le varie anime politiche e istituzionali, soprattutto riguardo a quelle tematiche ritenute più complesse e controverse.
Quale Presidente del Gran Consiglio desidero manifestare la mia piena disponibilità ad instaurare con voi tutti un dialogo aperto e concreto, affinché si possano costruire solidi ponti tra la realtà cantonale e quelle comunali, così da favorire sani e proficui rapporti tra i due livelli. Anche perché per il cittadino l’ente pubblico è uno solo e deve rispondere al meglio alle esigenze e alle aspettative della società, poco importa a che livello istituzionale.
Al fine di consolidare questo dialogo, condividere esperienze e confrontarci sulle sfide future, prossimamente vi sarà trasmesso l’invito a un incontro ufficiale.
Tutti per uno, uno per tutti: con questo motto riportato nell’affresco ottocentesco della Sala del Gran Consiglio, mi congedo porgendovi i miei più cordiali saluti. Con la speranza che questa frase possa essere di buon auspicio per l’importante compito che ci attende, vi rinnovo gli auguri di buon lavoro per il vostro anno presidenziale.
Nicola Pini
Presidente del Gran Consiglio
Presidente del Consiglio di Stato, Consiglieri di Stato,
Autorità della Città di Locarno, famigliari, amiche e amici,
Care Vicepresidenti – per la prima volta nella storia entrambe donne, e ne sono felice.
Colleghe e Colleghi Deputati,
vi ringrazio per la fiducia e l’onore di affidarmi per il prossimo anno la più alta carica dello Stato, quella di Presidente del Gran Consiglio della Repubblica e Cantone Ticino. Carica per la quale nutro un profondo e sincero rispetto; e che cercherò di svolgere al meglio delle mie possibilità, con impegno, responsabilità, indipendenza, rigore etico e apertura verso tutte le realtà e sensibilità del nostro Cantone, nessuna esclusa.
Grazie al mio gruppo parlamentare che mi ha proposto per questo ruolo. Grazie a chi mi ha preceduto alla Presidenza, in particolare Claudio Franscella e Daniele Caverzasio per l’apprendistato degli ultimi anni. Grazie a tutti coloro che mi hanno permesso – e ancora mi permettono – di essere qui oggi. Alcuni sono in aula e sulle tribune; altri non sono qui o, purtroppo, non ci sono più, ma porto qui con me i loro insegnamenti, i valori condivisi, il senso dello Stato e delle Istituzioni, la carica ideale e il coraggio delle idee che mi hanno trasmesso con il loro esempio. Grazie infine a chi mi ricorda sempre – come una bussola nel deserto – il vero senso della politica: lasciare a chi verrà dopo di noi una società equa e giusta, un territorio curato, delle infrastrutture solide, una scuola di qualità e l’opportunità di costruire il proprio futuro. Un Paese, insomma, in cui è bello vivere e facile lavorare. Caro Furio, cari bimbi, care e cari giovani, continuate a ricordarmi e ricordarci che il nostro dovere di politici è prima di tutto essere buoni antenati.
Contrariamente a quanto solitamente avveniva, oggi nessuna cerimonia seguirà i lavori del Gran Consiglio; lavori che proseguiranno in modo ordinario, affrontando temi importanti come quello delle misure di sostegno economico, i cosiddetti casi di rigore. Una scelta, quella di rinunciare ai tradizionali festeggiamenti, di responsabilità. Come di responsabilità – individuale e collettiva – sono state molte scelte, anche difficili, compiute negli ultimi lunghi e faticosi 14 mesi, e che ancora sono da compiere per superare questa emergenza certo sanitaria, ma anche economica e sociale. L’esempio di responsabilità non può che venire in primis da noi, in tutti gli ambiti: non solo nel riunirci con mascherine, disinfettanti e plexiglas, ma soprattutto nel nostro agire, quotidiano oltre che politico. “Farò ciò che fai, non ciò che dici”, pensa il cittadino. Anche – se non soprattutto – ora che i nostri spiriti sono messi alla prova e che, pur non sapendo ancora con precisione quanto sia distante il traguardo del ritorno alla normalità, lo vediamo in lontananza, anche grazie alla campagna di vaccinazione che ha finalmente preso velocità. Colgo qui l’occasione per ringraziare tutti coloro che la stanno rendendo possibile, e anche la popolazione che sta dimostrando grande adesione, dando prova di resilienza e responsabilità, perché non si tratta solo di proteggere se stessi ma anche gli altri. Uno per tutti, tutti per uno.
Uno per tutti, tutti per uno. Per molti è il nobile motto dei protagonisti dei Tre moschettieri, romanzo storico di Alexandre Dumas, quando d’Artagnan propone il giuramento ad Athos, Aramis e Porthos – ed è proprio tratto da una scena di un film su di loro il brano appena suonato dal Duo Nostranello, che ringrazio. Uno per tutti, tutti per uno è però qualcosa di più, per noi, cittadine e cittaidini svizzeri e ticinesi. Non a caso lo ritroviamo non solo fra i motti della Confederazione, ma anche nell’affresco sopra le nostre teste, quasi a ricordarci – ogni volta che alziamo lo sguardo – chi siamo e cosa facciamo qui. Quasi a schiarirci le idee in caso di dubbio; a darci energia nei momenti di stanchezza, a farci forza nei momenti di difficoltà; a darci coraggio nel prendere decisioni difficili ma giuste; quasi a spronarci a lavorare insieme, tra parlamentari, nonostante esperienze, sensibilità, idee e visioni diverse; a ricordarci di confrontarci con il Consiglio di Stato certo in modo schietto e con spirito critico, ma sempre con rispetto – anche dei ruoli; e soprattutto ad ammonirci di mai anteporre questioni personali o di partito all’interesse generale. Perché non siamo qui per noi, siamo qui per tutti.
Un atteggiamento che si rende ancora più necessario in momenti come quello che stiamo vivendo, quando la società tende a disgregarsi, a dividersi, a individualizzarsi. E questo non solo perché libertà e risorse diminuscono, ma soprattuto perché – forse per la prima volta nella storia – uomini e donne sono privati del potersi incontrare, darsi la mano, parlarsi, stare insieme, affrontare insieme le sfide del nostro tempo. Ed è qui che la politica può e deve fare la differenza, dando risposte efficaci e tempestive, anche imparando da ciò che è successo: Colleghe e Colleghi, non sprechiamo l’occasione per svolgere al meglio il nostro compito, il nostro servizio, gestendo l’immediato, il presente, e poi favorendo il rilancio, la ripartenza. È un’occasione anche per dimostrare il potenziale della politica, in particolare a chi purtroppo non ci crede più o ne è indifferente.
L’avvicinare sempre più Istituzioni e cittadini è peraltro fra i compiti principali del mio intendere la Presidenza del Gran Consiglio. Per questo nei prossimi mesi cercherò di spiegare e valorizzare il lavoro che svolgiamo, qui in aula, nelle Commissioni, nella stesura di rapporti, nella ricerca dei compromessi e nell’elaborazione di atti parlamentari, anche cercando di coinvolgere i giovani nel nostro lavoro, cercando di infondere anche a loro quel senso delle Istituzioni, quella passione per la cosa pubblica che anima tutte e tutti noi.
Mi avvio alla conclusione. La seconda canzone che sentiremo oggi è invece quella “dell’aviator”, anche conosciuta come “Voglio volare”. Composta nel 1939 dal ticinese Waldes Keller, ricorda “le ali infrante” di quei 7 aviatori ticinesi che, sotto il comando del capitano Decio Bacilieri, morirono nel drammatico incidente della “squadriglia ticinese” il 27 agosto del 1938. Cantone che, ancora oggi, alla base aerea di Locarno è tradizione intonare in occasione del “primo volo solo” dei giovani candidati piloti delle Forze aree, con i giovani militi di tutta la Svizzera che devono impararla, e cantarla, in italiano. Ascoltandola, non solo rendiamo omaggio a questi 7 ticinesi morti per la patria, non solo rendiamo omaggio ai quasi 1000 concittadini da cui ci siamo congedati in questa pandemia, ma soprattutto pensiamo a tutti coloro che a causa di questa situazione soffrono, e ai quali dobbiamo dare ascolto, risposte ma soprattutto coraggio e prospettive. È tempo di ripartire. È tempo di ricostruire. In questo senso il “voglio volar laggiù” della canzone sia non solo un generico auspicio, ma piuttosto un progetto politico: un vento di speranza e ottimismo, la voglia di volare insieme oltre la pandemia, oltre la paura, oltre l’incertezza, oltre le divisioni, oltre il presente per costruire un futuro migliore, “dove mi guida il cuor”, in un Ticino che non è solo come dice la canzone “sole e prati fioriti”, ma è qualcosa di più, molto di più: è la nostra terra, la nostra casa.
Uno per tutti, tutti per uno, Colleghe e Colleghi Deputati. Uno per tutti, tutto per uno, Consiglieri di Stato. Lavoriamo insieme nel rispetto, nella correttezza, nel confronto anche duro ma sempre costruttivo, e soprattutto nel solo e unico interesse generale. Grazie per l’attenzione e buon lavoro a tutti noi.