Negli ultimi anni il contesto sociale al quale è confrontato il mondo della scuola è mutato di molto, così come è cambiata la tipologia di allievi alloglotti che sono giunti in Ticino e, nello specifico, nelle scuole elementari: sempre più spesso siamo confrontati con bambini e famiglie che, oltre a non parlare la nostra lingua, hanno un backround culturale molto diverso dal nostro, possiedono un basso livello di scolarizzazione, hanno vissuto o subito violenze di ogni genere e si portano dentro traumi che possono compromettere l’apprendimento e ostacolare il processo d’integrazione (spesso i nuovi arrivati sono inseriti immediatamente nella classe di riferimento assieme agli altri compagni e per settimane faticano a capire che cosa stia succedendo attorno a loro, anche perché è molto difficile comunicare con loro anche su piccole questioni pratiche, oltre che per motivi strettamente linguistici anche per differenze culturali). Detto altrimenti le esigenze sono mutate e la situazione, quando si presenta, non può più essere affrontata unicamente con i corsi di lingua e l’intervento del docente di lingua e integrazione, ma necessita di interventi differenziati per preparare un graduale inserimento di tutti gli allievi alloglotti nelle classi regolari: per una buona integrazione scolastica di alcuni allievi alloglotti risulta infatti indispensabile un inserimento pianificato, coordinato e condiviso con gli operatori scolastici e con le famiglie. Nonostante le iniziative per ovviare a questa necessità non manchino – si pensi ad esempio alle collaborazioni con altri enti presenti sul territorio quali l’Agenzia DERMAN di SOS Ticino, il CAS Interculturalità e plurilinguismo nell’apprendimento presso il DFA e le “Linee direttive per gli allievi alloglotti”, senza naturalmente dimenticare le singole iniziative degli Istititi scolastici – sarebbe opportuno riflettere su come migliorare ulteriormente l’accoglienza e la gestione gli allievi alloglotti e delle loro famiglie, garantendo loro tutto il supporto necessario al fine di potersi integrare al meglio nel nostro tessuto sociale sotto il profilo scolastico, ma anche sotto il profilo sociale e culturale. Anche perché una presa a carico immediata e ben gestita potrebbe prevenire – o risolvere – situazioni di emarginazione, se non esclusione: si andrebbe infatti a intervenire incisivamente in supporto ai bambini alloglotti e alle loro famiglie sin dal loro arrivo (specialmente nei casi particolarmente delicati), provando a smorzare quelle disuguaglianze culturali, economiche, linguistiche e sociali che, se perennizzate, porteranno a situazioni difficili e anche onerose dal punto di vista sociale ma anche finanziario (costo ammortizzatori sociali). Si tratta dunque, da un punto di vista politico, di un investimento, e non di un costo.
I sottoscritti mozionanti chiedono quindi al Consiglio di Stato di attivarsi per rispondere a queste esigenze, in particolare per quanto riguarda le scuole comunali, più toccate da queste problematiche, mettendo a disposizione delle figure che possano fungere da supporto in particolare durante il periodo di inserimento scolastico dei bimbi e più in generale della famiglia nella nuova realtà, attivando e mettendo in rete le risorse disponibili sul territorio al fine di agevolare attivamente e da subito l’inserimento di queste famiglie e soprattutto di questi bambini alloglotti nel nostro tessuto scolastico, sociale e culturale, favorendone così l’integrazione. Un compito, questo, di ponte tra scuola e società, che va oltre gli aspetti scolastici, andando a sostenere i bambini alloglotti e le loro famiglie in svariati ambiti, tra i quali anche il disbrigo di pratiche amministrative o l’introduzione ad attività di vita quotidiana nel nostro Paese. Si potrebbe ad esempio – se del caso passando per un progetto pilota a livello circondariale – mettere a disposizione dei docenti, dei bambini alloglotti e delle loro famiglie o rappresentanti legali un Referente interculturale regionale o circondariale, ossia una figura di riferimento stabile su cui poter fare affidamento. L’introduzione di tale figura è peraltro già oggetto di riflessione da parte di alcuni Comuni, come ad esempio Locarno, o Ispettorati. Riteniamo però che – analogamente a quanto proposto per i docenti di lingua e integrazione – tale figura vada introdotta a livello sovracomunale, in modo non solo da ottimizzare risorse e competenze, ma anche di garantire sia una certa massa critica, sia una certa flessibilità operativa alla figura, che potrà intervenire laddove vi è realmente necessità. Questo anche nel solco del principio di armonizzazione, presente anche nei piani di studio, in modo da dare continuità al lavoro di sostegno anche in caso di traslochi fra Comuni della regione, evitando di dover ripartire ogni volta da zero.
Nicola Pini – Fabrizio Sirica