In un mondo in continua evoluzione, il posto di lavoro fisso non esiste più. Delle persone attive in Svizzera nel 2012, oltre il 10% ha cambiato il posto di lavoro entro un anno. Diplomi e certificati, dopo 10 anni, sono spesso solo pezzi di carta. A questa evoluzione del mercato del lavoro occorre rispondere per tempo posizionando la formazione continua nelle priorità dell’agenda politica, incentivando fiscalmente la formazione da parte dei lavoratori, sensibilizzando i datori di lavoro sull’importanza e il ritorno anche per l’azienda di tali investimenti e, non da ultimo, strutturando un’offerta formativa di qualità, senza lacune né doppioni.
Segnali positivi fortunatamente non mancano e su questa strada occorre proseguire con decisione. Un plauso – sì, anche in campagna elettorale si può dire “bravi”, senza per forza sempre criticare – per la freschissima decisione di creare un Istituto della formazione continua che permetta di attivare le necessarie sinergie per incrementare sia la qualità che la quantità dell’offerta. Non sarebbe male se in futuro tale istituto potesse occuparsi anche di coordinare le varie attività private e associative, in modo da ampliare ancora di più l’offerta generale evitando sovrapposizioni.
Ma non basta: sono necessari anche degli incentivi fiscali. Dal 2016 chiunque sosterrà corsi di aggiornamento professionale o corsi di riqualifica (frequentando seminari, congressi, workshop, ecc.) dovrà poter dedurre tali costi per un massimo di 12mila franchi non solo dall’imposta federale diretta, ma anche dall’imposta cantonale: è questo il margine di manovra concesso dalla nuova legge federale sul trattamento fiscale delle spese di formazione e perfezionamento professionali che permetterà ai Cantoni, quindi anche al Ticino, di applicare tale deduzione. Si tratta di un’estensione importante delle deducibilità che incentiverà l’aggiornamento professionale.
Che la formazione continua stia diventando un tassello sempre più determinante a vari livelli, innestandosi su reti sempre più allargate e trasversali di cittadini, aziende, istituzioni ed enti formatori, è dimostrato anche dalla nuova legge federale sulla formazione continua, che dovrebbe essere realtà nel 2017. Sempre a livello federale sono inoltre da valutare delle modifiche del secondo pilastro volte a permettere di sopperire all’assenza di salario in caso di un periodo di aggiornamento professionale.
Tutto questo – e altro ancora, da inventare nei prossimi mesi – con la consapevolezza che la formazione continua è diventata una necessità fondamentale non solo per lavoratori e aziende, ma soprattutto per una realtà – come la nostra – che deve puntare sull’eccellenza. È questo, infatti, il miglior modo per combattere l’effetto sostitutivo di manodopera residente tanto temuto alle nostre latitudini: la competenza, non la chiusura!
Nicola Pini, vicepresidente PLR e candidato al Consiglio di Stato
Corriere del Ticino, giovedì 9 aprile 2015