Il Festival del Film di Locarno è un gioiello che permette ogni anno al nostro Cantone di presentarsi quale attore protagonista a livello nazionale e internazionale, con la Piazza Grande che, oltre a trasformarsi in una tra le sale cinematografiche più belle e suggestive al mondo, diventa una vera e propria piazza di incontro di storie, idee, fatti e persone. Si tratta, al tempo stesso, di una finestra sul mondo (per noi) e sul Ticino (per gli altri): basterebbe questo a motivare la recente decisione del Gran Consiglio di concedere alla rassegna cinematografica un aiuto finanziario di 2.8 milioni l’anno fino al 2020.
Alla base della decisione del parlamento cantonale ci sono però altre due motivazioni.
1. In primo luogo l’indiscutibile e imprescindibile indotto economico, turistico e culturale del Festival del film di Locarno. Ricadute tra i 20 e i 30 milioni di franchi; centinaia di giovani studenti che ogni anno vi lavorano aquisendo esperienza, professionalità e solidità; il 14% dei festivalieri che ritorna in Ticino per le proprie vacanze: poche cifre mostrano che al di là degli slogan tremontiani con la cultura si mangia e si cresce, economicamente e culturalmente. Anche per questo tutta una regione, il Locarnese, si è unita e stretta attorno al suo Festival: lo si vede da una parte nei contributi pubblici da parte dei Comuni (quasi 400’000 franchi) e dall’altra nell’adesione generale al progetto di Palazzo del cinema, il quale non solo migliorerà la situazione logistica della manifestazione, ma consoliderà la qualità della rassegna cinematografica e la vocazione turistica e culturale di una regione che in questo ambito ha davvero molto da dire. Non è solo una casa: il Palazzo del cinema è un’idea di sviluppo e progresso sociale, economico e formativo attorno alla filiera dell’audiovisivo.
2. In secondo luogo gli obiettivi posti dal Gran Consiglio nel corso degli anni sono stati raggiunti: non solo vi è stata una professionalizzazione della struttura, con tutto quanto ne consegue in termini di efficienza ed efficacia operativa, ma vi è stata anche l’auspicata estensione geografica – con il coinvolgimento dei principali centri del Cantone – e temporale – pensiamo a L’immagine e la parola – della manifestazione.
È però necessario ribadire un concetto fondamentale: al Festival del film di Locarno vanno garantite la più totale libertà sui contenuti artistici e la più totale indipendenza e autonomia rispetto agli sponsor pubblici e privati. Ne va, e non credo di esagerare, della credibilità se non del futuro stesso del Festival.
Oggi vi sono infatti oltre 3’000 film festival: la concorrenza è sempre più agguerrita – Zurigo in testa – e per non subirla il Festival deve mantenere un’identità artistica precisa, che oggi significa apertura, curiosità, pluralità e libertà. Perché questo è lo spirito di Locarno, natura e forza del nostro Festival. La politica non si deve occupare né di film né di artisti, perché l’arte e solo l’arte deve rimanere al centro delle scelte. Compito dello Stato e della politica è semmai quello di porre le basi per lo svilupparsi dell’arte stessa e di garantirne e difenderne la sua libertà (peraltro garantita dalla costituzione, come la libertà di espressione). E questo anche quando il cinema è critico nei confronti dello Stato stesso. E penso al caso di Vol special, documentario ambientato in un centro di detenzione per sans papiers in attesa di essere espulsi, che nel 2011 ha scosso le coscienze mostrando la spinosa realtà di una Svizzera sempre meno “terra d’asilo”. Questa è infatti la forza di uno stato profondamente e radicalmente democratico, come noi vogliamo e dobbiamo essere, indipendentemente da quali e quante bandiere esponiamo sugli edifici pubblici.