Ci sono gli estremismi: da una parte l’iniziativa contro il dumping che vuole creare a suon di decine e decine di milioni uno Stato di polizia e un controllo totale su economia, salari e lavoratori; dall’altra chi non vorrebbe nessun tipo di controllo e nessuna ingerenza dello Stato nei rapporti di lavoro. In mezzo c’è il controprogetto elaborato dal Gran Consiglio e sostenuto dalla quasi totalità dell’arco istituzionale, politico e delle parti sociali.
Un controprogetto che vuole combattere realmente il dumping salariale e sociale aumentando quantità e qualità dei controlli nel mercato del lavoro, fornendo alle Commissioni paritetiche – composte da sindacati e datori di lavoro e incaricate di vigilare sul rispetto dei contratti collettivi di lavoro – e allo Stato – per i settori attualmente non coperti da CCL – ulteriori risorse per svolgere il ruolo di garanti del rispetto delle regole del gioco.
Il controprogetto – al contrario dell’iniziativa, che necessiterebbe dell’assunzione di un centinaio di nuove unità, costerebbe 40 milioni, svilirebbe il partenariato sociale e sommergerebbe di burocrazia Stato e aziende – è immediatamente applicabile e permette con una decina di milioni in 4 anni di migliorare l’attuale sistema di controlli, identificando e combattendo realmente il dumping là dove si presenta. Si va in effetti ad affinare ulteriormente un sistema che da un lato già oggi prevede un alto numero di controlli – quasi il 25% dei datori di lavoro viene controllato annualmente, a fronte di una media svizzera del 5% – e che, dall’altro, in caso di abusi può intervenire con la definizione di contratti normali di lavoro con salari minimi vincolanti (in Ticino ne sono già stati decretati 16) o con sanzioni che, grazie al lavoro di Consiglio di Stato e Deputazione ticinese alle Camere, arriveranno presto fino a 30’000 CHF (mentre ora non si va oltre i 5’000 CHF). Siamo dunque – e grazie al controprogetto voluto dal parlamento cantonale lo saremo sempre di più – all’avanguardia a livello svizzero, a riprova di come il tema del lavoro sia fortunatamente caro a tutti.
*Pubblicato sul Corriere del Ticino di oggi