Ottobre 2008: Buon Compleanno all’AVS
Nicola Pini, membro comitato GLRS e caporedattore ACCENT
1948-2008 : sono ormai trascorsi 60 anni dall’introduzione dell’AVS in Svizzera. Se da un lato questo prestigioso traguardo va festeggiato, dall’altro tale ricorrenza deve rendere attenti ai problemi che, innegabilmente, stanno minando l’esistenza stessa dell’assicurazione vecchiaia: la tendenza all’invecchiamento della popolazione – diretta conseguenza di quel fenomeno che in demografia si chiama double ageing, ovvero la combine tra l’aumento della speranza di vita e della diminuzione della natalità – costituisce in effetti un serio pericolo per la sua stabilità finanziaria, in quanto il rapporto tra contribuenti e beneficiari è sempre più sfavorevole.
È proprio da questa situazione dicotomica tra voglia di festeggiare e preoccupazione per l’avvenire che deriva il presente numero di Accent: certo commemorazione, ma anche, se non soprattutto, riflessione. In effetti, l’AVS necessita di un regalo di compleanno: un fermo e convinto NO all’iniziativa popolare per un pensionamento flessibile. Un’iniziativa che, a differenza di quanto enunciato erroneamente – o furbescamente? – nel titolo, non mira a flessibilizzare il diritto alla pensione, ma auspica invece un abbassamento generale dell’età di pensionamento a 62 anni: sarebbe dunque la quasi totalità dei lavoratori a poter beneficiare della rendita anticipata senza decurtazione (la soglia fissata a un reddito di 120’000 franchi include l’85% dei lavoratori). Una proposta irresponsabile, un veleno altamente tossico per l’AVS, che non solo mina i fondamenti stessi della sostenibilità finanziaria di questa assicurazione sociale, ma che, a lungo termine, rischierà di comprometterne l’esistenza stessa, privando così noi giovani del diritto alla pensione. Perciò i Giovani liberali radicali svizzeri hanno iniziato, lo scorso primo ottobre, una campagna contro l’iniziativa distribuendo nelle vie di Berna dei cioccolatini e dei palloncini: che non si mangi la cioccolata dei bambini, altrimenti le loro pensioni prendono il volo!
Al contrario di quanto proposto dall’iniziativa, infatti, la soluzione è da ricercare in una revisione radicale dei modelli di previdenza della vecchiaia, una revisione necessariamente improntata su una vera – e non solo proclamata! – flessibilità dell’età di pensionamento, verso l’alto come verso il basso. Da una parte bisogna incentivare la permanenza e migliorare l’integrazione nel mondo del lavoro delle persone anziane, mentre dall’altra occorre garantire un pensionamento anticipato a quelle professioni che, strutturalmente, implicano un logorio fisico maggiore. In breve, il pensionamento anticipato non deve toccare tutti – ad annaffiatoio – ma deve essere attribuito secondo criteri ben precisi. A questo titolo suscita molto interesse il concetto di Coefficient d’effort professionnel et familial descritto in uno studio dell’Istituto di alti studi in amministrazione pubblica (Idheap) di Losanna: uno studio accademico che dimostra come la strategia improntata alla flessibilità sia vincente a livello europeo. Affaire à suivre!