Con il sostegno dei colleghi Ivo Durisch, Giorgio Fonio e Amanda Rückert ho inoltrato una mozione per sostenere i parti naturali in modo da evitare disparità di trattamento e, a medio termine, provare a ridurre i costi della sanità. Libertà ed equità sono due valori in cui credo molto e con questa mozione vogliamo permettere a ogni donna che vuole e può partorire in casa propria o in una casa nascita, di farlo senza essere penalizzata finanziariamente; o peggio ancora di non doverci rinunciare per questioni finanziarie.
IL TESTO DELLA MOZIONE
Quando possibile fisiologicamente, è risaputo che i parti naturali non ospedalieri costano meno rispetto a quelli ospedalieri (cfr. tabella qui sotto, ripresa dalla mozione di Gina La Mantia “Per un’ostetricia sicura e di qualità” del 19 settembre 2016). Tale scelta da parte di chi sta per partorire rappresenta quindi una possibilità non solo o non tanto da un punto di vista etico, ma anche e soprattutto – per quel che ci concerne – da un punto di vista finanziario e di politica sanitaria.
- Costo medio della degenza per un cesareo: circa CHF 9’900
- Costo medio per un parto normale: circa CHF 6’200
- Costo per un parto a domicilio (comprese le visite pre- e post-parto a domicilio): circa CHF 2’500
- Costo per un parto in casa nascita: circa CHF 3’100
Ciò che stupisce è che sebbene i parti non ospedalieri costino meno al sistema, non per forza essi comportano un costo minore per chi li sceglie. Ad esempio le famiglie che partoriscono in una casa nascita (strutture indipendenti che a dire dello stesso Consiglio di Stato – nel M7342 in risposta alla già citata mozione La Mantia – non pongono nessun tipo di problema), si fanno carico di costi pari ad almeno 600 CHF, a cui vanno aggiunti 10 CHF al giorno per ogni giorno di picchetto durante il quale le levatrici restano a disposizione per il parto, giungendo pertanto facilmente ad una spesa a 4 cifre per la famiglia.
Si pone quindi una questione di opportunità non solo per quanto riguarda la parità di trattamento e il principio di equità, ma anche per l’aspetto meramente finanziario: di fatto, si disincentiva finanziariamente un metodo che – come detto, ma ribadiamolo: quando possibile – permette di abbassare i costi della sanità a carico del Cantone (e di conseguenza, seppur in minima parte, dei premi di cassa malati che ogni anno vediamo aumentare). A titolo di esempio si potrebbe citare l’esempio della casa nascita “Lediecilune” di Lugano, attualmente l’unica di questo genere in Ticino che, assistendo ogni anno a una ventina di parti in sede e altrettanti a domicilio, porta a un risparmio per il Cantone da loro stimato a circa CHF 100’000/130’000 l’anno perché interamente coperto dalle casse malati secondo LAMal senza che il Cantone debba contribuire con il 55% come avviene per i parti ospedalieri.
Al tema si stanno interessando diverse realtà. Se la creazione all’interno di ospedali di strutture gestite da levatrici è attualmente in fase di sperimentazione presso alcuni ospedali svizzeri (sperimentazione di cui l’EOC attende i risultati prima di eventualmente muoversi in tale direzione), il Centre hospitalier universitaire vaudois(CHUV) di Losanna si è spinto oltre: in cambio di una raccolta di dati e statistiche, l’ospedale copre infatti a proprie spese il forfait richiesto dalle case nascita usando parte del contributo che il Cantone versa per ogni parto. Una misura, questa, che potrebbe venire intrapresa anche in Ticino in via sperimentale e per un lasso di tempo determinato, con un bilancio finale che permetta di quantificare esattamente il vantaggio finanziario per il sistema e per il Cantone. L’intento sarebbe una valutazione dell’efficacia del provvedimento (in termini di incentivo iniziale e di risparmio finale), prima di eventualmente proseguire in tale direzione in futuro, eliminando così il disincentivo finanziario per chi sceglie, di fatto, un parto che comporta un costo inferiore al sistema sanitario. Essendo l’importo pagato dai cittadini per il singolo parto contenuto (CHF 600 a nascita), ed essendo tali parti ancora praticati in numero contenuto sul nostro territorio, questa misura potrebbe pertanto comportare una spesa nell’ordine di un paio di centinaia di migliaia di franchi per un arco di tempo di tre o quattro anni.
I sottoscritti Deputati, convinti dell’importanza di contenere i costi della sanità, di evitare inutili sovramedicalizzazioni e di favorire quando possibile il parto fisiologico, chiedono dunque al Lodevole Consiglio di Stato da un lato di adoperarsi – secondo i giusti canali – affinché il “disincentivo finanziario” venga neutralizzato, e dall’altro di assumersi sperimentalmente e per un periodo determinato il costo del forfait (CHF 600) per chi sceglie un parto naturale extra ospedaliero.